martedì 15 maggio 2012

Insonnia: "un' epidemia" che non dorme mai

Gli italiani insonni oscillano tra i 12 e i 15 milioni (le donne sono il 70%). dato ancora più allarmante è che  il 56% degli insonni d’Italia non si cura

Cos'è l' insonnia e ancora più interessante cos'è il sonno e a cosa serve ? 

Ipnos Il Dio del sonno 
Ipnos, il dio del sonno, secondo la mitologia Greca era il fratello gemello di Thanatos la divinità della morte, ed un detto ebraico dice che il sonno contiene la cinquantesima parte della morte. E’ indubitabile che addormentarsi vuol dire perdere il controllo di sé; e cedere il posto di comando, anche solo per qualche ora, può essere difficile da accettare..  

Gli studi relativi al sonno hanno descritto in modo attento le fasi e le modificazioni fisiologiche legate al sonno ma poco sanno dirci sulla sua funzione e sul suo scopo. Ingenuamente si può pensare che dormire serva a riposarsi, d'altro canto durante il sonno l'attività cerebrale è tutt'altro che disattivata e in più occorre dire che non basta riposare il corpo e la mente , ad esempio stando in poltrona davanti alla televisione, per non aver bisogno di dormire.  Il sonno rimane un bisogno fondamentale, la cui sottrazione porta a quadri patologici gravi anche sul piano fisico, e chi soffre d'insonnia sa bene quanto si viva male senza dormire. 

Inoltre il sonno si accompagna al Sogno, una manifestazione psicologica che è stata oggetto di tante interpretazioni scientifiche, basti pensare a Freud e alla sua " interpretazione dei sogni", ma il cui significato rimane pur sempre misterioso. Recentemente nuove prospettive hanno inteso il sogno come una forma di " digestione psicologica" degli eventi avvenuti durante il giorno, alcuni dei quali, di natura traumatica e conflittuale, possono fissarsi nella mente inconscia a determinare sogni e incubi ricorrenti. 

Esistono differenti tipi di insonnia e molti modi di distinguerla sul piano diagnostico. 

Esiste una forma d' insonnia "pura", ovvero un quadro in cui domina il problema del sonno senza altri disturbi associati quali ansia, depressione, disturbi dell' umore ecc. spesso legata allo stress o ad altri fattori personali ed ambientali.

E' molto frequentemente un quadro in cui l' insonnia costituisce un sintomo associato a quadri molto più severi come depressione, ansia generalizzata, panico ecc... 

Inoltre è importante anche la sua manifestazione temporale: insonnia iniziale ( difficoltà nella fase di addormentamento ) intermedia ( risvegli nel cuore della notte ) e terminale ( risvegli mattutini precoci con grandi difficoltà a riprendere sonno ) 

Possono poi presentarsi insieme all' insonnia disturbi come: incubi, paure e attacchi di panico notturni ecc. 

Le distinzioni diventano tantissime mano a mano che si costruisce un quadro delle manifestazioni d' insonnia nelle persone che richiedono un aiuto specialistico. 

Dato che la Teoria ha un suo limite penso sia meglio esemplificare una situazione d' insonnia piuttosto atipica con relativi interventi terapeutici svolti al fine di esemplificare i meccanismi e le strategie di risoluzione applicate. 



Se mi prende un malore mentre sto dormendo  ? 

Un dubbio atroce: la persona che mi chiese aiuto per questo problema presentava una forma d' insonnia relativamente pura e contestualizzata, legata alla paura di morire e di stare male. Ogni volta che si accingeva ad addormentarsi il pensiero di poter avere un malore durante la notte e di non poter chiedere aiuto ai famigliari che dormivano nell' altra stanza la teneva sveglia in uno stato di ansia e di nervosismo. Il dubbio, che si era prodotto dopo aver letto una notizia su un giornale locale di un conoscente morto nel sonno,  come un tarlo, aveva insinuato in questa persona uno stato d'ansia che generava l' insonnia. Potremmo dire che questo sia un caso d' ironia, in quanto è tutto quello che fa la persona per scongiurare una sua paura a renderla "reale"; la persona si era difatti attrezzata affinchè il suo letto stesse il più vicino alla parete che confinava con la stanza dei famigliari in modo che fosse più facile chiedere aiuto laddove si fosse addormentata e fosse colta da un malore così da  poter chiedere aiuto e ricevere aiuto;  inoltre il suo continuo rimuginio interiore per cercare una soluzione teorica al suo problema non faceva che aumentare il suo timore invece di sedarlo. I famigliari avevano cercato ogni giorno di rassicurarla e per un po' l'avevano assistita durante i tentativi di addormentamento constatando che, così facendo, il problema pareva addirittura aumentare. Oltre a questo erano emersi, lungo l'anamnesi, una serie di difficoltà nella relazione con un familiare, che  potevano rappresentare uno spunto per comprendere più a fondo le origini del malessere della persona e i possibili meccanismi e dinamiche che il sintomo poteva coprire. Dato che tuttavia l ' emergenza era data dal sintomo del sonno, di natura ansiosa e legato ad una forma di pensiero ossessivo,  si è proceduto a lavorare primariamente su di esso utilizzando il protocollo strategico. Lungo il colloquio con la persona si è partiti dalla sua paura e si è rapidamente apportata una " ristrutturazione", successivamente ad un accurato dialogo terapeutico, da utilizzare per sedare il dialogo interno collegato alla sua paura, ciò è stato fatto nei seguenti termini:  "La tua paura è quella di poter stare male dormendo e nel momento in cui ti addormenti, ma tu stessa hai constatato, le volte che ti sei addormentata, che questa paura non si è mai realizzata e sei consapevole che non potrà esserci nessun reale malore durante il sonno, dato che hai fatto esami e sai che non ci sono problemi fisici,  nonostante questa paura sia irrazionale tu puoi sentirla al punto da impedirti di dormire...ma la senti solo quando sei sveglia" La persona concordò che la paura era così e che razionalmente era consapevole che non vi  fosse alcun reale pericolo e che tuttavia la paura era comunque presente, ma solo quando era sveglia dato che le volte che era riuscita ad addormentarsi la mattina si era svegliata tranquilla. "Allora vorrei che in quei momenti, mentre ti arriva il dubbio atroce,  tu dicessi a te stessa: Se mi addormento so già che non avrò nessuna paura, dal momento che quando dormi la tua mente va altrove e la paura se ne va, quindi se ti addormenti sei a posto, la paura se ne va e dormi tranquilla,  se invece   sei sveglia  non ci sarà nessun problema ad accorgertene ed eventualmente ad avvertire i tuoi se dovessi stare male, perchè finchè sei sveglia, sei vigile ".  Insieme a questo le fu chiesto di registrare su un piccolo block notes l' esatto momento in cui avrebbe potuto chiedere aiuto da sveglia colta da malore, annotando l' ora, la situazione, i sintomi e i pensieri presenti in lei e di chiedere eventualmente aiuto solo dopo aver fatto l' annotazione del temuto malore.  Alla seconda seduta la persona mi raccontò di essersi addormentata con il block notes sul letto all' altezza dell' addome, e di non essere riuscita ad annotare quel momento perchè non si era mai verificato, mi disse inoltre di non aver avuto bisogno di pensare a quello che ci eravamo detti dal momento che era molto più tranquilla. Per spiegare l' effetto di questa prescrizione occorre considerare due elementi: il primo è il tipo di comunicazione data in seduta, piuttosto suggestiva e adattata al tipo di percezione della persona, che rendeva inattivo il meccansimo di rimuginio e di dubbio che l'angosciava prima di dormire. In secondo luogo l' indicazione del block notes rappresenta un' indicazione impossibile e per certi versi paradossale, dato che le veniva chiesto di verificare una manifestazione ( il malore ) che mai si era verificato e che esisteva nella mente della persona solo in termini di paura, quindi il tentativo di annotarlo diventava una prova impossibile, che andava a correggere il timore della paziente ed inoltre la conduceva ad annoiarsi favorendo così il sonno. L 'uso di queste due strategie è stato sufficiente in questo caso a sbloccare il sintomo insonne, il trattamento è poi continuato, da un lato consolidando quanto fatto tra la prima e la seconda seduta e poi esplorando eventuali radici conflittuali alla base di questo problema. Alla fine della terapia, in questo  caso particolarmente breve, furono escluse problematiche più profonde di natura traumatica e conflittuale  potendo constatare il mantenimento dei risultati dopo più di un anno dopo l' ultima seduta svolta. 




Pragmatismo e pensiero Pragmatico

Il pragmatismo rappresenta una corrente filosofica sviluppatasi negli Stati Uniti tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, secondo la quale la verità e la validità di una teoria è affidata alla sua verifica pratica. Si deve a William James la nascita di questa nuova visione nel campo Psicologico, secondo tale apporto filosofico e Psicologico  è possibile considerare vere idee e concetti solo se permettono alla persona di operare nella realtà in modo funzionale


Sir William James


"Molte persone credono di pensare ma in realtà stanno solo riorganizzando i loro pregiudizio " William James 



Chi abbraccia una prospettiva pragmatica sceglie un atteggiamento mentale e di comportamento che privilegia la pratica e la concretezza rispetto alla teoria, agli schemi astratti e ai principi ideali che non trovano riscontro nell' azione e nel funzionamento

Anche nel campo della Psicologia e della Psicoterapia, seguire un approccio di stampo pragmatico significa selezionare forme di intervento e di analisi dei casi che si traducono in effetti e che si possono misurare e verificare lungo un trattamento, escludendo le diatribe teoriche e rimandando ad un momento successivo l' elaborazione di una qualche teoria che abbia un riscontro pratico e immediato. 

Nasce Spontaneo a questo punto chiedersi quali approcci psicoterapeutici abbiano un maggior valore pragamatico e quindi ve ne sia dimostrazione di funzionamento in termini scentifici. 

Nelle ultime meta-analisi di confronto di efficacia tra le varie forme di Psicoterapia emergono differenze sempre più ridotte che sembrano mettere più o meno sullo stesso piano le Psicoterapie Sistemico-Strategiche , quelle Cognitive, la Psicoterapia Rogersiana e quelle di stampo Psicodinamico breve. Emerge quindi una relativa parità a sostegno che ogni approccio ha individuato alcuni meccanismi responsabili delle psicopatologie e protocolli d' intervento efficaci. Probabilmente ogni approccio dal proprio punto di vista ha ragione, e tuttavia l' escludere a priori il punto di vista degli altri approcci non permette di avere la visione globale che potrebbe portare ad una teoria pragmatica e complessiva della mente umana. 

In questa intricata tela di approcci e visioni della mente umana è di fondamentale importanza centrarsi sul tipo di richiesta della persona e sul tipo di problema per poter adattare la terapia, e selezionare quel tipo di approccio che più si dimostra e si è dimostrato efficace nel trattare il problema. Questo ovviamente comporta un arricchimento teorico e metodologico da parte del Terapeuta che ha la necessità di formarsi e completare la sua formazione imparando ad utilizzare differenti metodi e soprattutto sapere quando farlo.