lunedì 11 giugno 2012

Un viaggio da "paura"

Viaggiare è forse una delle esperienza più piacevoli e che generalmente associamo ai momenti di maggior relax e di vacanza, tuttavia, in molti casi, esiste una marcata paura di affrontare il viaggio. Tale paura può essere collegata al timore di utilizzare un certo tipo di mezzo di trasporto ( aereo, treno, nave ecc... ) oppure essere parte di una fobia complessa come l'agorafobia in cui vi è il timore più ampio di allontanarsi da una base sicura. Inoltre la paura di viaggiare può collegarsi ad altri quadri in cui dominano preoccupazioni differenti, ansia, manifestazioni di panico e di conseguenza tali problematiche finiscono con l' estendersi anche al viaggio o al mezzo di trasporto o ad entrambi. Così facendo il proprio problema diviene così limitante da impedirci di approfittare del nostro tempo libero per vivere un' esperienza capace di donarci quei momenti in cui vale davvero la pena di aver fatto sacrifici, momenti in grado di donarci serenità e spensieratezza.

Quando la partenza è desiderata ma allo stesso tempo temuta, la situazione può inasprirsi perchè chi ci è vicino ci esorta a superare questo limite, ma come sempre, le buone intenzioni di chi cerca di aiutarci finiscono per condurre ai risultati peggiori. Infatti sentirsi limitati e sentirci sottolineare questo limite esortandoci a superarlo è fortemente frustante e quasi per difesa si accontenta chi cerca di aiutarci ma alla fine si fa poco o nulla veramente per superare questo limite.


Ma cosa succede quando si ha paura di viaggiare, e soprattutto cosa cerca di fare una persona che ha questo timore ?

La prima cosa è che si evita di fare il grande passo, si arriva quasi a decidere che lo si farà ma poi ci si tira indietro. Ma ogni battaglia evitata procura una ferita ancor più grande di una battaglia perduta, ci conferma difatti la nostra assoluta incapacità di gestire e superare un limite ricacciandoci nell' inferno di fifoni.

Si può cercare di farsi aiutare e motivare da qualcuno, ma a poco serve affrontare le paure per procura, alla fine è una trappola consolatoria, chi deve affrontare un limite per superarlo è chi lo vive in prima persona.

Oltre a queste due reazioni ne esistono molte altre, tipiche di caso in caso.

Esistono anche persone che riescono ad affrontare,  ma ogni viaggio è una tortura tale da demotivare nuove esperienze analoghe. In questi casi appare evidente che qualcosa di difficile viene sperimentato durante l' esperienza del viaggio ed è importante in questi casi aiutare la persona ad esporsi con modalità e strategie mirate a superare le proprie sensazioni di disagio e godersi l'avventura.


Per descrivere in cosa può consistere un' intervento terapeutico rispettivo a questo tipo di paura, riporto di seguito una piccola situazione clinica in cui è stato applicata una serie di strategie rispettivamente a questo tipo di problema.

"La persona che soffriva di questo timore mi contattò allarmata, perchè doveva affrontare un viaggio da tempo programmato insieme al suo partner. La meta era molto lontana e richiedeva l' utilizzo dell' aereo. Quando la incontrai mi spiegò che aveva fatto diversi viaggi aerei ma che ogni volta era come perdere una vita, attanagliata dal terrore prima e durante il viaggio. Il problema in modo particolare si produceva prima di partire, e nel momento del decollo mentre, una volta partita, pur rimanendo un poco in ansia, le cose andavano un po' meglio. Tuttavia con il ripetersi di questa esperienza, aveva iniziato a rimandare il viaggio programmato ed ora era alle strette dato che il partner non sembrava molto disposto a rimandare ulteriormente. In questo caso la persona dimostrò di non evitare, ma di affrontare, tuttavia, nonostante questa sua reazione, nei momenti iniziali e durante il decollo era colta da sintomi tipo panico che la portavano a stare così male da demotivarla a svolgere ulteriori viaggi. Concordai con lei che era stata davvero coraggiosa ad affrontare la situazione  nonostante l' intensa paura e le chiesi cosa facesse nei giorni precedenti il viaggio. La persona mi spiegò che era ormai abituata, diversi mesi in anticipo, ad organizzare ogni tipo di cosa a titolo precauzionale, come i medicinali da prendere su , informarsi sulle misure di salvataggio, leggere libri di sopravvivenza in caso di incidente aereo e così via. Inoltre mi disse che il problema durante il viaggio era ben rappresentato dal fatto che lei si sentiva come un radar attenta ad ogni piccolo rumore, che potesse darle l' impressione che qualcosa non andava e che in qualche modo il viaggio sarebbe stato compromesso. L' intervento a questo punto poteva essere consegnato alla persona dato che l'analisi delle sue reazioni e della sua paura aveva chiaramente evidenziato un meccanismo di controllo applicato a titolo precauzionale prima di partire e sulla situazione durante l' esposizione. Per semplicità descriverò soltanto una parte dell' intervento.
Quello che le fu chiesto fu di ridurre ogni giorno progressivamente   le precauzioni che prendeva da mesi in anticipo, cercando di violarne più che poteva , spiegandole che, se una persona teme di soffrire, allora già sta soffrendo di quello che teme, e che ogni precauzione non fa che confermarle la paura e la sua assoluta impreparazione all' evento temuto. Quando progressivamente le precauzioni calarono la persona si accorse di essere molto meno in ansia , a questo punto fu possibile lavorare sulla paura vera e propria, dapprima con tecniche mentali e poi con precise prescrizioni da mettere in atto il giorno della partenza. Come è solito fare in questi casi alla fine del viaggio la persona mi mandò un sms per dirmi che era andato tutto ok."

L'analisi del caso permette di evidenziare alcune caratteristiche fondamentali :


  • La fobia era chiaramente circoscritta  alla precisa situazione di viaggio in aereo ed era insorta in tempi molto recenti, senza condizioni pre-morbose che giustificassero un approfondimento diagnostico e della personalità. Tali aspetti hanno permesso di ottenere effetti così efficaci in tempi brevi. 
  • Il copione di reazioni era ben isolabile ( precauzioni ecc ) e ha permesso di utilizzare strategie da protocollo senza richiedere l' elaborazione di strategie da adattare al caso 
  • La rottura del problema con conseguente sblocco sul piano sintomatico è stato ottenuto agendo sul controllo anticipatorio mediante precauzioni e su quello situazionale durante l' esposizione.