sabato 6 ottobre 2012

L'inconscio, questo sconosciuto...

Uno dei concetti cardine della Psicologia, in particolare delle branche psicologiche ad orientamento psicodinamico ( che si rifanno alle teorie psicoanalitiche ) è quello di inconscio: una sorta di alter ego di cui saremmo inconsapevoli ma che è responsabile della maggioranza dei nostri comportamenti. L' inconscio è stato oggetto di descrizioni e di interpretazioni; secondo la disciplina psicoanalitica i sogni, i lapsus, e altre manifestazioni analoghe sarebbero spazi dell' esperienza umana in cui l' inconscio riesce ad esprimersi in forma parzialmente mascherata e quindi traducibile in simboli ed immagini che possono essere oggetto di interpretazione e di conseguenza spiegare alcuni nostri comportamenti poco razionali, tra i quali i sintomi dei principali quadri psicopatologici. Sempre secondo questo orientamento di pensiero psicologico esisterebbero dei precisi contenuti nell' inconscio umano che possono entrare in conflitto con la nostra coscienza, tuttavia a seconda della scuola di pensiero, l' inconscio è stato considerato come un contenitore di contenuti differenti: sacca di impulsi primitivi, sede di archetipi ed immagini ataviche, sede di risorse naturali che raramente ascoltiamo ecc... 

Il problema dell' inconscio in termini sia teorici che epistemologici si apre dinanzi alla seguente ingenua e primaria domanda : l' inconscio esiste? Perchè, se per definizione è inconoscibile in modo diretto dalla nostra coscienza e quindi scientificamente inconoscibile, è molto difficile immaginare un modo per verificarne l' esistenza e quindi evitare di confonderci. Si potrebbe definire una "teoria autoimmunizante" così come la definiva Popper dal momento che una teoria indimostrabile diventa anche inconfutabile. 


Fortunatamente esistono una serie di studi che, anche non provando le teorie dei contenuti dell' inconscio, ci dimostrano tuttavia l' esistenza di un compartimento collaterale alla nostra coscienza di cui non siamo consapevoli, con cui è possibile comunicare e soprattutto è possibile influenzare al punto da determinare precisi comportamenti negli esseri umani.

Mi riferisco agli studi sui messaggi subliminali, all'interno dei quali è stata osservata un' influenza diretta dei soggetti sottoposti a stimoli subliminali, al punto da influenzare le loro scelte di acquisto e addirittura i loro sogni. Inoltre, prima ancora di questi esperimenti si conosceva la profonda responsività e le alterazioni di coscienza che si producono sotto effetto dell' ipnosi, fatti questi che sembrano togliere ogni dubbio in merito alla presenza di un compartimento inconscio della mente di cui siamo inconsapevoli ma che in circostanze particolari pare riattivarsi e che può influenzarci in maniera decisamente forte. Ovviamente nessuna di queste ricerche ha mai dimostrato che l' inconscio sia sede di processi mentali specifici così come teorizzato da molti autori ( Freud, Jung ecc... ) 

Interessanti inoltre sono gli studi di Penfield sugli stati di coscienza indotti mediante stimolazione elettrica della corteccia temporale. Le straordinarie trascrizioni delle sedute di stimolazione elettrica della corteccia cerebrale di pazienti svegli scalottati da parte del neurochirurgo e neurofisiologo canadese Wilder Penfield, rimangono fra i documenti più straordinari della storia delle neuroscienze. Nel 1942, per rendersi conto di quali parti del cervello fossero attive e quali fossero state compromesse dalla presenza di un tumore, Penfield stimolò la superficie corticale di una paziente ottenendo una serie impressionante di informazioni da risposte mai evocate prima e, in gran parte, sorprendenti per le conoscenze dell’epoca. Come esempio si riporta, qui di seguito, l’esito della stimolazione elettrica contrassegnata con il numero “11” nella trascrizioni: 


– (Esperimento di stimolo ripetuto senza avvertire la paziente) “Si, signore, credo di sentire una madre chiamare il suo bambino da qualche parte. Sembra essere qualcosa che è accaduto anni fa”. (Le si chiede di spiegare) “Qualcuno nel vicinato dove io vivo”. (Poi dice di se stessa al momento della percezione) “Ero in un qualche luogo vicino abbastanza per sentire. 


Queste rievocazioni di stati coscienza legati al passato, sembrano descrivere l'esistenza di una certa mole di ricordi e di emozioni apparentemente dimenticate ma che possono essere rievocate in condizioni particolari ( anche in ipnosi ) e che tante volte possono essere collegati a vissuti difficili e traumatici in una persona che sviluppa problemi psicologici. E' forse solo in termini di ricordi organizzati in stati che è possibile, almeno per ora, definire i contenuti dell' inconscio. 

Attualmente l' approccio neuroscientifico sembra inquadrare il concetto d' inconscio nell' attività dei sistemi archeocerebrali e quindi in quelle parti del cervello più antico di cui fanno parte l' insieme di strutture facenti parte del sistema limbico, del diencefalo ecc. Tali strutture lavorerebbero in parallelo alla nostra elaborazione cosciente-corticale e sarebbero specializzate in informazioni di contenuto emotivo. Tali aree inoltre sono provviste di regole, di memorie e di meccanismi di elaborazione delle informazioni più elaborate di quanto non si credesse in passato e tali logiche di funzionamento spesso e volentieri non sono corrispondenti a quelle che invece utilizza la nostra mente cosciente. Un esempio particolarmente chiarificatore di come tale elaborazione archeo-psichica sia attiva e accompagni la nostra elaborazione cosciente ci è fornito dallo studio sulle emozioni e in particolare dal fatto che l’emozione può essere scatenata da situazioni delle quali la persona non è consapevole, esistono difatti due vie mediante le quali si trasmettono gli stimoli al cervello:

  • una rapida e breve via sottocorticale;
  • una lenta e lunga via corticale.


Ognuna di queste vie dà luogo ad un identico output, la reazione della paura, ma in risposta a stimoli diversi.

Nella via (1) l’informazione sensoriale è diretta dal talamo direttamente all’amigdala, la reazione della paura scatta rapidamente in risposta a stimoli semplici.

Nella via (2) l’informazione sensoriale è diretta dal talamo alla corteccia ed all’ippocampo e in seguito proiettata all’amigdala. In questo percorso la reazione della paura viene esplicitata più lentamente e in risposta a stimoli più complessi.

Per via di questo fenomeno, ad esempio, possiamo avere una sensazione di antipatia e repulsione "a pelle" rispetto a qualcuno o qualcosa. Pur non comprendendo il motivo razionalmente, risulta in questi casi che talune proprietà dello stimolo ( persona o cosa ) possiedono caratteristiche mascherate o in qualche modo non chiaramente riconoscibili che vengono considerate dal nostro cervello emotivo come potenzialmente pericolose, per via di esperienze passate archiviate o altro. 

Inoltre altri studi dimostrano che soggetti affetti da cecità corticale ( sprovvisti delle funzioni cerebrali che permettono di decodificare gli stimoli visivi nella corteccia visiva occipitale), possono comunque riconoscere la presenza di stimoli visivi nel loro campo visivo quando questi stimoli posseggono caratteristiche emotivamente salienti ( come visi espressivi ecc. ) 

Sintetizzando, sembra che l' idea di un inconscio sia scientificamente dimostrabile e così anche la sua influenza sul comportamento degli esseri umani. Da questa convinzione si dipartono tutti gli orientamenti terapeutici, secondo i quali, è necessario agire sull' inconscio, sui suoi contenuti e sulla sua programmazione per aiutare le persone a risolvere i propri problemi psicologici. In breve, per raggiungere tale obbiettivo, esistono orientamenti volti a recuperare i ricordi traumatici rimossi e liberare la persona dalla confusione da essi determinata, altri invece prediligono l'aspetto comunicazionale e mirano a determinare una nuova programmazione dei messaggi depositati nell' inconscio al fine di sovrascrivere il messaggio disfunzionale precedentemente inciso, infine è possibile utilizzare entrambi i tipi di approcci per aiutare la persona a risolvere il proprio problema lavorando sia sul piano della " deconfusione" dal passato che lo stabilirsi di un nuovo orientamento nel presente - futuro.












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